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In Gadal troviamo più che una verità storica, un’”illuminazione”, più che un poeta o un mistico, un uomo di conoscenza, uno “gnostico”. Il patriarca amato del Sabarthez, la terra dei suoi padri, è anche questo “apritore di vie”, questo pioniere di una nuova visione del catarismo occitano.
Quest’uomo dall’apparenza così semplice, che non giocò nessun ruolo importante sulla scena di questo mondo, che non accumulò nessun bene per se stesso, si sforzò durante tutta la sua vita di restituirci un tesoro.
Gli piaceva dire, con la sua solita modestia: “ finalmente ci sono restituite le nostre ricchezze spirituali !”.
Ed aggiungeva, con la forza che sola dà la sapienza interiore:
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“Voi avete un compito da assolvere; voi dovete mostrare quello che l’umanità ha perso da secoli e dovete consolare i nostri compatrioti e mostrare loro il cammino! Si sono smarriti”.
Consolava spesso i suoi amici, come i “bonhommes” di una volta, incitandoli ad “endurer” (- tollerare-) sofferenze fisiche e morali.
(In francese endurer significa sopportare, tollerare : qui c’è un gioco di parole sulla parola endurer)(N.d.T)
Comprendeva anche troppo bene il valore dell’endura (parola catara che si riferisce ad un processo di purificazione fisico, psichico e spirituale al quale si sottopone colui che cerca lo Spirito Vivente).
Tracciamo ora la nostra strada e apriamo questo capitolo
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